10 giugno 2010

Arrota libbera #1: forse Andrew W.K. è un genio, forse ma forse


Arriviamo al dunque: il remix di The Afterlife a cura di Andrew W.K. è la cosa più rock del 2010, talmente rock che non se ne trova traccia né su YouTube né su altri siti specializzati in visioni gratuite di file video caricati illegalmente dagli utenti iscritti. Se ne trovano solo brevi estratti audio che non rendono giustizia alla bellezza dell'originale (anche perché il primo minuto non c'entra nulla con il resto del brano, che a sua volta non c'entra nulla con l'originale di/degli Yacht), un mostro a 140 bpm di velocità fatto di continue ripetizioni di note che paiono buttate lì a caso ma non lo sono, voci all'elio, synth che ti entrano nel cervello e lo perforano, drum machine da parata, devastazioni di appartamenti con vista Colosseo, lingue felpate, miraggi. È roba per gabber, ma anche no. Ultimamente non sto ascoltando altro, e comincio ad essere preoccupato perché continua a ronzarmi di continuo nel cervello. Quasi quasi chiamo un dottore, quasi quasi chiamo Valentino Rossi a cambiarmi la connessione Adsl che non funziona più bene (Vale, ne voglio una più veloce anche se hai la tibia sfasciata. E ricordati che le tasse vanno pagate tutte).

Se il mondo fosse un luogo più giusto&bello The Afterlife Andrew W.K. Remix sarebbe per il 2010 quello che Bonkers di Armand Van Helden e Dizzee Rascal è stato nel 2009, ma come al solito la gente non se ne accorgerà e lo snobberà perché troppo impegnata ad osannare Sperm Donor di/dei Rifoki, progetto hardcore di Steve Aoki e Bob Rifo dei Bloody Beetroots, una massa informe di electropunk da appartamento con vista Colosseo che può essere considerato hardcore giusto da coloro che conoscono solo l'hardcore che si può vedere gratuitamente su YouPorn (non per nulla il disco si chiama Sperm Donor)(ovviamente scherzo. Ho massimo rispetto di chi lo considera un disco hardcore ed ho massimo rispetto di Steve Aoki e di Bob Rifo. L'opinione altrui va sempre rispettata. Un Padre Nostro e tre Ave Maria per penitenza. Oltretutto è un gran bel disco davvero, e sono cinquanta di bocca e centomila a scopata)

A questo punto oserei addirittura dire che The Afterlife Andrew W.K. Remix potrebbe essere considerata di diritto la versione ariana di Bonkers, ma siccome non voglio essere bollato come un fottuto nazistoide non lo dico e me ne sto zitto nel mio angolino col pugno alzato. Dico invece che Andrew W.K. nel tempo si è dimostrato a modo suo un genio e che ho sbagliato a snobbarlo (e a sfotterlo) agli inizi. A volte capita di sbagliare, l'importante è rendersene conto in tempo ed imparare dai propri errori.

(Bastonate)

2 commenti:

delrio ha detto...

Concordo, è un genio. Anch'io ci ho messo degli anni a capirlo, mi ci è voluto un album di Lee Scratch Perry prodotto magistralmente dall'uomo. Poi ho recuperato le sue cose ed ho visto la luce. Non si prende mai sul serio, e non c'è cosa più seria di questa. Penso che vederlo in concerto potrebbe essere un'esperienza catartica (quasi come un' Atalanta- Udinese 1-5 di qualche anno fa). Per quanto riguarda il remix degli Yacht, non vedo l'ora di ascoltarlo (30 secondi su Amazon e non ci ho capito un cazzo!).
In Italia a parlarne strabene è stato quell'altro genio, stavolta della critica musicale, che risponde al nome di Christian Zingales. Di solito Zingales non sbaglia mai

accento svedese ha detto...

Il remix è roba da comprarlo originale, ed in tempi come questi in cui la maggior parte della musica la si scarica e la si lascia marcire nell'hard disk dopo un paio di ascolti non è cosa da poco.